mercoledì 18 ottobre 2017

Catalogna indipendente? più o meno ...forse...

Campanile e Campanilismo
Il Sig. Beniamino di Caselle, su tutt’altro argomento, scriveva:
“si sono infilati in un “cul de sac” e ci vorrà un “sac de cul” per uscirne”.

Già, gli eventi in Catalogna stanno facendo danni non da poco e ci vorrà la saggezza di catalani originari e spagnoli/catalani per venirne a capo. Per capire devo fare emergere i miei ricordi personali…...


La Catalogna gode di Autonomie importanti, ritiene di aver subito torti dopo l’accordo del 2006 con il Governo Spagnolo che la Corte Costituzionale ha respinto/modificato in alcuni articoli nel 2010, oltre che per fatti storici;

va bene, resta però indiscutibile che tra Autonomia ed Indipendenza ci sia un oceano di differenza, le due cose non hanno una connessione logica automatica.

A questo punto anche la parte dell’eventuale torto subito conta poco o nulla.

In Catalogna, sarebbe bene ricordarlo, non ci sono solo Catalani ci sono anche Catalani di origine spagnola, bilingui e bi-culturali, oltre che spagnoli. Se le cose non dovessero andare bene, cosa succederebbe? Per ora non è importante, ma qual’è la situazione attuale?

Credo sia bene puntualizzare un fatto:
I partiti catalani indipendentisti hanno “acceso un fuoco”, il governo centrale spagnolo ha fatto di tutto, compresa la violenza e la sopraffazione, “per portare la legna per alimentarlo”.
In sostanza, i due, cercano e provocano lo scontro sopra la testa della gente.

Di mezze verità governo Catalano ne ha dette molte:

ha fatto credere che l’indipendenza sarebbe stata senza costi, tutto guadagno, grazie al contributo al PIL spagnolo  del 23%. Ne conseguirebbe un risparmio sui fondi “consegnati” per servizi e solidarietà statale.
Dimentica però di dire che la Catalogna ha 50 miliardi di debito verso lo Stato Spagnolo. Su 7 milioni di abitanti, 50 miliardi liquidi, non sono pochi,

ha detto di avere contatti con l‘Unione Europea per l’adesione dello Stato Catalogna,

è circolata voce, probabilmente ad arte, che la vicenda si sarebbe svolta come per la Slovenia nel 1991, dimenticando che la Slovenia ha potuto entrare nell’UE solo nel 2004,

ma non ha avvisato la sua popolazione che per aderire all’Unione serve l’assenso dell’unanimità dei Paesi già aderenti. La Slovenia veniva da un Paese,la Jugoslavia, in disfacimento e non appartenente né associato all’Unione. Domanda, a che punto è la vicenda Macedonia/Grecia.
Possiamo pensare che la Spagna darebbe allegramente il suo “sì”?

Dunque, la Catalogna fuori dall’UE, fuori dal Trattato di Schengen sulla libera circolazione di persone e merci, fuori dall’Euro e dalla BCE, fuori dalla struttura burocratica spagnola, struttura da costruire in parte ex novo; e gli immobili di proprietà dello Stato Spagnolo? e gli eventuali dazi che la Spagna imporrebbe alla Catalogna?

ha fatto credere che l’economia catalana non avrebbe subìto “colpi”,
ma non ha detto quanta ricchezza viene dall’interazione con la Spagna, 47 milioni di abitanti.

Le conseguenze della mancata chiarezza sono state visibili al solo annuncio, con il trasferimento di sede sociale di importanti aziende.

Infine ecco la montagna che partorisce il topolino: dichiaro l’indipendenza ma consiglio di sospenderla per trovare accordi,

Il governo spagnolo non è da meno: all’inizio, il referendum non è legale poi, dopo le manganellate, non c’è stato alcun referendum, dopo ancora, ditemi se avete dichiarato l’indipendenza,
ora si passano la palla giocando sulla forma delle dichiarazioni,

cos’è, una partita a tamburello? c’è qualche premio da vincere? come e quando si vince?

A me interessa la popolazione. Per uno come me, nato in Provincia di Bolzano dunque Südtirol (Alto Adige) di madre lingua italiana in una Provincia di madre lingua e cultura tedesche, assegnata all’Italia dopo la prima guerra mondiale, (un’aggiunta/regalo alla famosa “vittoria mutilata” di dannunziana e fascistissima memoria), Provincia che ha sofferto l’italianizzazione forzata sotto i fascisti addirittura con il cambio dei cognomi, che dopo la seconda guerra fu ri-affidata all’Italia che doveva tutelare la popolazione di madrelingua tedesca “Accordo DeGasperi-Gruber” ma che è finita sotto “tutela ONU” per non averlo fatto, che negli anni 50/60 ha vissuto l’irredentismo tedesco, i famosi dinamitardi, oggi sarebbero terroristi per una parte e combattenti per l’indipendenza per l’altra, che ha faticosamente e con estenuanti trattative successive ottenuto un’ampia Autonomia, il riconoscimento totale della lingua, accanto all’italiano, e della sua identità culturale a tutti i livelli, giuridico, giudiziario, scolastico, nelle assunzioni statali e provinciali in proporzione all’origine linguistico/culturale liberamente espressa dai cittadini  (60% tedesca, 30% italiana, 10% ladina), con esami e certificazione di bilinguismo a più livelli, a uno come me, dicevo, che ha frequentato l’asilo tedesco e parlava dialetto tedesco come l’italiano, i cui amici, compagni di scuola e poi i colleghi erano indifferentemente tedeschi o italiani, interessa che la popolazione non si divida. La politica indipendentista non ha alcun fondamento nella realtà sociale odierna, a me fu evidente quando “emigrai” in Veneto: la cultura, la lingua, l’educazione, la visione di territorio, l’ambiente stesso, il cibo (l’uomo è ciò che mangia) i matrimoni misti e figli al seguito, non erano più, profondamente, italiani o tedeschi, tutto si era mescolato e francamente arricchito.

Fossi catalano penserei che io vivo oggi e vivrò domani e dopo, non nel 1714 o nel 1936, non ha senso portarsi dietro rancori vecchi di secoli. E’ bene conoscere e ricordare affinché quei mali siano riconoscibili.

Dice un vecchio proverbio popolare “acqua passata non macina più”.

Non voglio paragonare la Provincia di Bolzano, poco più di 500mila abitanti ed una storia totalmente diversa, alla Catalogna, ma insomma,

non mi sembra che i Catalani siano repressi: la Polizia è Catalana, agli ordini del potere giudiziario e politico catalani così come il bilinguismo è ufficiale, hanno un Parlamento ed un Governo locali che formulano ed applicano leggi in spagnolo ed in catalano nell’ambito dell’Autonomia.
Gli ambiti di Autonomia, inseriti nella Costituzione spagnola votata anche da loro nel 1978, sono richiesti dai Catalani stessi.

Poi però, furono chiamati ad un Referendum “informale” sull’indipendenza nel 2014 - votanti circa il 36% degli aventi diritto, non proprio un successone,

nel 2015, Elezioni, votanti il 77% degli aventi diritto, i partiti indipendentisti arrivano al 48% dei voti espressi conquistando la maggioranza dei seggi: poco per dichiarare che tutti i Catalani vogliono l’Indipendenza. Chi non vota ha torto, sono d'accordo, resta il fatto che a quel 23% rimasto a casa dell’Indipendenza non importa nulla.

Indire nel 2017 un Referendum di questa portata, senza quorum, è antidemocratico ed è disonesto tentare di far passare l’Indipendenza come una sorta di Autonomia maggiorata.

In un mondo pieno zeppo di problemi dove la parola chiave è interdipendenza,  promuovere l’Indipendenza significa avere una visione ridotta, lo sguardo rivolto all’indietro;
riesumare antichi fatti di orgoglio ed appartenenza o di antichi fasti perduti che oggi sono spesso FOLCLORE anche AD USO TURISTICO, non può essere sufficiente per azioni così traumatiche.

Sarebbe ora di smetterla con confini e muri, finiamo per essere dei fifoni tremebondi che si chiudono in casa e la costruiscono sempre più piccola per controllarla meglio.

Auguro ai Catalani vecchi e nuovi di riuscire a non portare le divisioni dei loro politicanti nella loro vita quotidiana.

finito il 15 ottobre, in attesa del 16………….!

16/17 ottobre, i politici continuano a “tamburellare”, i governi si azzuffano e/o si prendono per i fondelli. Frustrante !

Buona fortuna,

E.s.

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